“Il cenacolo di Leonardo e la sua copia calabrese” di Marco Tedesco, storico dell’arte ram rinascita artistica del mezzogiorno

Il 2019 è un anno importante per la storia dell’arte italiana. Ricorre quest’anno infatti il Cinquecentesimo anniversario della morte del genio del rinascimento Leonardo da Vinci. Noi di Ram rinascita artistica del mezzogiorno, vogliamo celebrare questa ricorrenza mostrandovi una straordinaria scoperta fatta dai ricercatori Alfonso Morelli e Ines Ferrante a Saracena nell’abbandonato convento dei Cappuccini, ora ridotto a rudere. Si tratta di una copia autentica dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

In principio fu il genio

Dal 1495 al 1498, la storia dell’arte italiana si arricchisce di una pagina fondamentale per lo sviluppo della stessa: Leonardo da Vinci in quegli anni, su commissione di Ludovico il Moro, dipinse la maestosa Ultima Cena del refettorio del convento di Santa Maria delle grazie a Milano, chiesa eletta da Ludovico il Moro a luogo deputato per le celebrazioni legate alla casata Sforza. Tale opera, fu apportatrice di rivoluzionari schemi iconografici che influenzeranno a partire da quegli anni l’iconografia dell’Ultima Cena, ossia Cristo seduto e ai suoi lati gli apostoli, ognuno al proprio posto e, come è possibile notare in gran parte delle opere d’arte presentanti il medesimo soggetto evangelico, l’apostolo Giovanni che poggia la testa in grembo al Cristo come avviene ad esempio in Giotto di Bondone, nella sua Ultima Cena conservata presso l’Alte Pinakhoteke di Monaco, datata tra il 1320 e il 1325.

Giotto di Bondone, Ultima Cena, 1320/1325, Monaco, Alte Pinakhoteke

Giotto di Bondone, Ultima Cena, 1320/1325, Monaco, Alte Pinakhoteke

In Leonardo tutto cambia: entra in scena la prospettiva attraverso l’utilizzo della cosiddetta scatola prospettica, l’ambientazione dell’evento avviene in una stanza con delle aperture che lasciano intravedere il paesaggio circostante, gli apostoli sono divisi in gruppi di tre e presentano un dinamismo particolare nei loro movimenti all’interno della scena. Si chiedono infatti, chi tra loro possa tradire Cristo, il quale ha appena detto, come si legge infatti nel Vangelo di Giovanni  «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».

Leonardo da Vinci, Ultima Cena, 1495/1498, Milano, refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

Leonardo da Vinci, Ultima Cena, 1495/1498, Milano, refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

La diffusione del “verbo” leonardesco e la copia calabrese del cenacolo

A partire dalla fine di quegli anni, tale fu la fama di questo dipinto parietale a tal punto che l’Ultima Cena leonardesca fu oggetto di citazioni e di copie da parte di molti artisti tra cui l’anonimo maestro che esegui probabilmente una sua copia scoperta da pochi giorni in Calabria, a Saracena, cittadina della provincia di Cosenza, all’interno dell’ abbandonato convento dei Cappuccini, venuta fuori dalle ricerche di Alfonso Morelli e Ines Ferrante, rispettivamente membri delle associazioni “Mistery hunters” e “Mystica Calabria”.

La copia calabrese, si inserisce nel vasto gruppo di copie dell’Ultima Cena di Leonardo che dal 1500 in poi si susseguirono nella nostra penisola. Riguardo l’autore non si hanno informazioni, ma da quanto rivelato dal Morelli e dalla Ferrante, l’affresco si trova nell’area corrispondente al refettorio del Convento dei Cappuccini di Saracena, oggi ridotto a rudere e raggiungibile solo a piedi. Scrive il Morelli a riguardo Da alcune fonti sappiano che il convento fu fondato nel 1588 e acquisì particolare importanza nel corso dei secoli XVII e XVIII diventando sede del noviziato e luogo di studi (in esso trascorse un anno il Beato Angelo d’Acri). Tra alti e bassi chiuse definitivamente nel 1915 e l’ultimo suo utilizzo fu come prigione nel 1917 e 1918. L’affresco de L’Ultima Cena, di cui è ignoto sia l’autore che la data di realizzazione, ma con chiarissimi riferimenti alla ben più celebre opera di Leonardo, si trova nel Refettorio del complesso conventuale” (A. Morelli, L’Ultima Cena Calabrese, in http://www.misteryhunters.it).

Le ricerche svolte invece da Ines Ferrante, rivelano qualche ipotesi sulla data di esecuzione dell’affresco che sembrerebbe essere il 1859 in quanto, secondo la Ferrante “il convento dei Cappuccini a Saracena risalente alla seconda metà del XVI secolo e dove l’opera si trova tutt’oggi, acquisì particolare importanza nel corso dei secoli XVII e XVIII divenendo sede del noviziato intorno al 1650 e prestigioso luogo di studi (in esso trascorse un anno il Beato Angelo d’Acri) e che contestualmente, proprio tra la fine del Settecento e l’Ottocento, di diffusero moltissime stampe dedicate al dipinto murale di Leonardo, anche allo scopo di tentare una ricostruzione dell’opera in originale. L’ultima cena calabrese presente nel piccolo borgo di Saracena è molto interessante perché mostra alcuni particolari da non trascurare come la parte inferiore del tavolo che nel Cenacolo di Leonardo da Vinci non esiste più essendo stata coperta quando si è realizzata la porta del refettorio.  Altra cosa molto curiosa é che come il Cenacolo di Leonardo, anche questa come abbiamo già detto, non sembrerebbe essere un affresco, bensì un dipinto murale a tempera, di media fattura.  La storia stessa del convento dei Cappuccini potrebbe fare chiarezza su quest’opera: la fondazione dell’edificio risale al 23 giugno del 1588, per volere di mons. Carafa, vescovo di Cassano. Con la soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone Bonaparte e Gioacchino Murat la struttura il 10 novembre 1811 venne abbandonata dai frati i quali vi fecero ritorno nel 1854. Il convento fu definitivamente chiuso nel 1915 per mancanza di novizi e tra il 1917 e il 1918 venne usato come luogo di prigionia per i soldati austriaci e tedeschi. Annessa al convento venne edificata una chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi che subì anch’essa la soppressione e fino al 1854 rimase di pertinenza comunale. La definitiva soppressione avvenne nel 1866. Altri dipinti su pareti si trovano nel convento, dall’Assunta al San Francesco, probabilmente coevi all’Ultima Cena e questo ci riporta agli anni di maggiore splendore dello stesso edificio religioso, ricordando che già nei primi anni del ‘900 la struttura cominciava a perdere d’importanza e a decadere, per cui sembra davvero improbabile che tali dipinti siano della fine dell’800 o addirittura del ‘900. Anche se, come aveva ben intuito Goethe, il Cenacolo di Leonardo «è assolutamente unico e non vi è nulla che possa essergli paragonato», il 2019 celebra cinquecento anni dalla morte del Genio leonardesco e, misterioso e curioso com’era, sperimentatore ed enigmatico com’era il Maestro avrebbe gradito molto che si continui a parlare di lui, soprattutto in Calabria, dove se vi sono altri pregevoli dipinti e affreschi di Cenacoli, come quello della chiesa matrice di Camini in provincia di Reggio Calabria o quello di Palazzo Ricci a Rota Greca in provincia di Cosenza,  nessuno è identico né tantomeno simile a quello di Leonardo come il dipinto riscoperto a Saracena” (Ines Ferrante, Ultima Cena copia del celebre cenacolo leonardesco è in Calabria, in www.mysticacalabria.it).

Le foto di Francesco Propato che qui vi mostriamo, mostrano le evidenti similitudini con l’originale capolavoro di Leonardo del 1495/1499: gli apostoli riuniti intorno alla tavola divisi in gruppi di tre, il Cristo al centro che ha appena rivelato che sarà tradito da uno dei 12 Apostoli nei volti dei quali si manifesta la curiosità su chi possa adempiere a questo atto di tradimento nei confronti di Gesù, le aperture sullo sfondo che lasciano intravedere il paesaggio, la conformazione del tavolo sul quale l’Ultima Cena viene consumata, che ci mostra come doveva essere in origine anche il capolavoro di Leonardo prima della costruzione della porta del refettorio milanese di Santa Maria delle Grazie.

Anonimo, Ultima Cena (copia da Leonardo), 1859 (?), Saracena (Cosenza), refettorio del convento dei Cappuccini

Anonimo, Ultima Cena calabrese (copia da Leonardo), 1859 (?), Saracena (Cosenza), refettorio del convento dei Cappuccini (foto di Francesco Propato)

Anonimo, Ultima Cena (copia da Leonardo), part.

Anonimo, Ultima Cena (copia da Leonardo), part.

Conclusioni

Con la straordinaria copia calabrese del capolavoro di Leonardo, deteriorata dall’evidente stato di abbandono della struttura conventuale appartenuta ai cappuccini in cui essa si trova, continua a rafforzarsi la definizione dell’Italia Meridionale data da Philippe Daverio come un “grande museo a cielo aperto”, dai cui depositi il passato continua a mostrare senza sosta le meraviglie della grande civiltà storica di cui tutti, uomini del XXI sec., siamo eredi. Sta infatti a noi continuare a far si che queste meraviglie che continuano ad emergere dal passato, possano svelarci ancora dei messaggi da captare e trasmettere in futuro, in modo tale da non condannare all’oblio i nostri tesori.

Marco Tedesco

Fonti: Associazione culturale Mistery Hunters: www.misteryhunters.it

Associazione culturale Mystica Calabria: www.mysticacalabria.it

Ricerche: Alfonso Morelli e Ines Ferrante

Foto: Francesco Propato

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