“Giovanni da Gaeta: La Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena della basilica cattedrale di Gaeta” di Marco Tedesco: Delegazione Ram Formia-Gaeta

Non si sa molto sulla vita di Giovanni da Gaeta ma un dato sicuro sulla sua attività è certo. Egli operò intorno alla metà del XV secolo. Questo dato è confermato da Federico Zeri il quale, sulla base dell’attribuzione di alcune opere ricondotte ad esso, definì Giovanni da Gaeta “Maestro del 1456” (Elisabetta Campolongo, Giovanni da Gaeta, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 56, 2001) in riferimento alla data presente sul trittico con l’Incoronazione della Vergine, nel Museo diocesano di Gaeta; in seguito a queste opere, Federico Zeri aggiunse una postilla, ossia un dipinto raffigurante un Sant’Antonio Abate in trono, presente negli anni cinquanta del novecento all’interno della collezione Spiridon di Roma. Tale dipinto fornisce delle indicazioni precise circa la datazione, il committente e l’autore che qui è identificato come “Ioh(ann)es Sagitanus” (Giovanni Sagitano) ma in un secondo tempo, grazie a Ferdinando Bologna, fu proposta una corretta lettura dell’iscrizione del dipinto stabilendo l’attribuzione dell’opera a “Johannes Cajetanus”, ossia Giovanni da Gaeta. Tale attribuzione fu confermata da Federico Zeri, il quale sostenne che l’errata identificazione precedente era dovuta ad una maldestra opera di restauro.

Gaeta, la piccola cittadina in provincia di Latina che ha dato i natali a questo grande artista del XV secolo, nella quale vi è tutt’oggi una pinacoteca d’arte contemporanea a lui dedicata, conserva un cospicuo gruppo di opere di notevole importanza attribuite a questo artista. Tra di esse vi è la bellissima Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena, databile agli anni settanta del quattrocento che un tempo era collocata nella chiesa gaetana di Santa Lucia, ove era collocato un trittico, attribuito sempre a Giovanni da Gaeta, riguardante l’Incoronazione della Vergine (Piergiorgio Granata, Gaeta, viaggio nell’arte: pittura, scultura ed arti minori dal medioevo ad oggi, 2004, Guida Editore, p. 20), databile sempre al XV secolo e, successivamente, venne esposta nel museo diocesano di Gaeta.

 

Storia di un genere

Le croci sagomate non sono altro che una versione evoluta delle croci dipinte, la cui tradizione si affermò in Italia centrale gia a partire dal sec. XII, diffondendosi ed evolvendosi sempre di più nel periodo successivo, partendo dall’iconografia del Cristus Triumphas, ove il Cristo crocifisso è raffigurato con occhi aperti (trionfante sulla morte) come avviene ad esempio nel croficisso di Berlinghiero Berlinghieri del 1210/1220 conservato a Lucca, fino ad arrivare all’iconografia del Cristus Pathiens, in cui il Cristo è raffigurato sofferente e con il corpo reclinato e sofferente. Tale iconografia si riscontra in Giunta Pisano (1190/1200-1260), nel Crocifisso della basilica di San Domenico a Bologna; in Cimabue (Firenze 1240 – Pisa 1302), nel Crocifisso della basilica di San Domenico ad Arezzo; in Giotto (Colle di Vespignano 1267, Firenze 1337) nel Crocifisso della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. In quest’ultimo, l’iconografia tradizionale del Cristus Pathiens subì una trasformazione. Il corpo è in perfetto accordo con le leggi di anatomia ed il cristo è raffigurato in tutta la sua umanità, come in accordo con la filosofia francescana, nel momento del trapasso. A partire dal XV secolo, le croci dipinte assumono un nuovo volto diventando croci sagomate, che mantengono elementi tipici pittorici della tradizione artistica giottesca, come avviene nel Crocifisso sagomato di Lorenzo Monaco in San Giovannino dei Cavalieri a Firenze. In questo nuovo tipo di croci dipinte, le figure della Vergine e di san giovanni o dei dolenti non sono più ai lati dei due bracci della croce ma ai piedi del crocifisso.

 

Berlinghiero Berlinghieri, Croce di Lucca, 1210/1220, Tempera e oro su tavola, Lucca, Museo nazionale di Villa Cunigi

Berlinghiero Berlinghieri, Croce di Lucca, 1210/1220, Tempera e oro su tavola, Lucca, Museo nazionale di Villa Cunigi

 

Giunta Pisano, Crocifisso di San Domenico, 1250/1254, Tempera e oro su tavola, Bologna, basilica di San Domenico

Giunta Pisano, Crocifisso di San Domenico, 1250/1254, Tempera e oro su tavola, Bologna, basilica di San Domenico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cenni di Pepo, detto Cimabue, Crocifisso di Arezzo, 1268/1271, Tempera e oro su tavola, Arezzo, basilica di San Domenico

Cenni di Pepo, detto Cimabue, Crocifisso di Arezzo, 1268/1271, Tempera e oro su tavola, Arezzo, basilica di San Domenico

 

 

Giotto, Crocifisso di Santa Maria Novella, 1290/1295, Tempera e oro su tavola, Firenze, basilica di Santa Maria Novella

Giotto, Crocifisso di Santa Maria Novella, 1290/1295, Tempera e oro su tavola, Firenze, basilica di Santa Maria Novella

 

Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena

 

Giovanni da Gaeta, Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena, sec. XV, Tempera su tavola, Gaeta, basilica cattedrale

Giovanni da Gaeta, Croce sagomata con Cristo crocifisso e la Maddalena, sec. XV, Tempera su tavola, Gaeta, basilica cattedrale

 

Oggi visibile nella basilica cattedrale di Santa Maria Assunta a Gaeta, questa bellissima Croce sagomata di Giovanni da Gaeta presenta elementi iconografici derivati dalla tradizione giottesca, come ad esempio la posizione del corpo che si avvicina al modello giottesco del Crocifisso di Santa Maria Novella, con il corpo quasi in perfetta armonia con le leggi anatomiche, in perfetta sintonia con la filosofia francescana. La figura del Cristo infatti, è rappresentata in una umanità drammaticamente sofferente, come avviene anche nella Croce sagomata con Cristo crocifisso e dolenti di Lorenzo Monaco, databile sempre al XV secolo, visibile a Firenze nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri, quasi a voler cogliere il momento in cui Cristo, come si legge nel vangelo di Giovanni “…chinato il capo, spirò” (Giovanni, 19, v.30).

Ai piedi della croce, contrariamente a quanto avviene nel Crocifisso sagomato di Lorenzo Monaco in cui vi figurano come dolenti la Vergine e San Giovanni, vi è una sola figura dolente, Maria Maddalena, riconoscibile dai tradizionali tratti iconografici (veste rossa e capelli lunghi) e un teschio. Nella Maddalena ancora una volta è visibile un richiamo alla tradizione giottesca nella drammaticità del gesto con cui abbraccia i piedi del Cristo e nella dolente espressione del volto. Subito alla base della roccia un teschio. La simbologia del teschio posto ai piedi della croce nell’iconografia tradizionale della crocifissione da un lato rappresenta il passaggio dalla morte alla risurrezione, da un lato è la raffigurazione allegorica del teschio di Adamo sul quale cade il sangue di Cristo per purificare l’umanità.

Lorenzo Monaco, Croce sagomata con Cristo crocifisso e dolenti, sec. XV, Tempera su tavola, Firenze, chiesa di San Giovannino dei Cavalieri

Lorenzo Monaco, Croce sagomata con Cristo crocifisso e dolenti, sec. XV, Tempera su tavola, Firenze, chiesa di San Giovannino dei Cavalieri

Tale elemento lo si riscontra anche nella tradizione delle croci ortodosse e si ritiene sia il teschio di Adamo, sepolto secondo la tradizione cristiana sul Golgota e sul quale il sangue di Cristo cade per redimerlo. A sostegno di tale tradizione, nella basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, proprio sotto la cappella detta del Golgota, vi è la più antoca cappella di tutta la basilica: la cappella detta di Adamo, luogo in cui secondo la tradizione cristiana Adamo era sepolto.

Schema tradizionale della croce ortodossa russa

Schema tradizionale della croce ortodossa russa

 

croce_russa_barra_inferiore

La lezione giottesca che si riscontra in quest’opera, Giovanni da Gaeta deve averla assorbita attraverso le testimonianze pittoriche lasciate da Giotto a Gaeta, oggi andate perdute. La presenza di Giotto a Gaeta è testimoniata da Giorgio Vasari che, nella vita di Giotto, scrisse “Partito Giotto da Napoli per andare a Roma, si fermò a Gaeta, dove gli fu forza nella Nunziata far di pittura alcune storie del Testamento nuovo, oggi guaste dal tempo, ma non però che non vi si veggia benissimo il ritratto d’esso Giotto appresso a un Crucifisso grande molto bello” (Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Newton Compton, 2009, p.156).

 

Conclusioni

Con la Croce sagomata di Giovanni Da Gaeta, ci troviamo dinanzi all’evoluzione di un genere pittorico, quello delle croci dipinte, molto in voga nell’Italia centrale a partire dai secoli precedenti. Una iconografia che si rinnova in chiave moderna pur partendo da forme artistiche e iconografiche tradizionali.

 

Marco Tedesco (Delegazione Formia-Gaeta)

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