“Gli affreschi della chiesa della Candelora di Lagonegro” di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM RINASCITA ARTISTICA DEL MEZZOGIORNO
La chiesa della Candelora di Lagonegro, piccola cittadina in provincia di Potenza, recentemente ritornata al suo antico splendore, presenta all’interno di essa pagine importantissime di storia dell’arte italiana.
I recenti lavori di restauro che l’hanno interessata a partire dal 2006 fino alla metà del 2012 hanno riportato alla luce un ciclo di affreschi risalenti al XV/XVI sec. Affreschi che si differenziano dallo stile dei grandi linguaggi artistici in voga in quegli anni, ad esempio il linguaggio artistico di Sandro Botticelli, la cosidetta “grande arte” per dirla con le parole di Franco Noviello, in cui la Vergine era interpretata dagli artisti come una regina che vive ed agisce in uno spazio regale che corrisponde allo spazio di Dio, ma che si caratterizzano per uno stile figurativo semplice, popolare, vicino alla cultura figurativa delle origini da cui l’arte pittorica popolare trae alcuni punti salienti che la caratterizzano, ossia umanità e semplicità. Questo aspetto ci aiuta a comprendere meglio il ciclo di affreschi della chiesa della Candelora di Lagonegro.
Tra di essi spiccano figure di santi e temi mariani come ad esempio la Madonna Eleousa.
L’iconografia della Madonna Eleousa ha origini molto antiche della quale se ne attestano copie già a partire dal 1130 e si è tramandata fino a noi attraverso piccole varianti che non ne alterano il significato originale, ossia l’espressione di una umana maternità caratterizzato dall’atteggiamento materno della Vergine che stringe a se un irrequieto e giocherellone Bambino come per calmarlo, lasciando trasparire un sentimento di amore materno attraverso cui una madre stringe a se il proprio figlio. Il termine Eleousa indica infatti il concetto di Tenerezza e di Sentimento Materno. La Madonna Eleousa è infatti detta Madre di Dio e della Tenerezza.
Nell’affresco lagonegrese la Vergine stringe a se il Bambino, il quale tende il braccio verso la madre come per abbracciarla e con la mano sinistra le fa una lieve carezza sul mento come per mostrarla all’osservatore.
Questo aspetto ha un significato teologico molto importante; presenta infatti la Vergine come “Colei che indica la Via” attraverso cui giungere a Dio. Gesù stesso infatti dirà nel Vangelo “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni, 14, 6).
Il manto della Vergine si presenta stellato e ciò sta ad indicare una delle litanie lauterane che presenta una invocazione alla Madonna come “Stella del Mattino”, come avviene in forma più lieve nell’icona della Vergine di Vladimir, dipinta a Costantinopoli nel 1130, denominata così dal nome della città in cui fù portata dal principe Bogoljubskij nel 1160, a seguito della conquista della città.
Nella Madonna Eleousa della chiesa della Candelora di Lagonegro, cosi come nelle restanti parti del ciclo di affreschi venuto alla luce non prevale dunque il senso di regalità simbolo del rango divino come avviene nelle Madonne di Filippo Lippi e di Sandro Botticelli, straordinari interprete della cultura artistica dell’umanesimo rinascimento, i quali dominavano la scena artistica italiana di quegli anni.
Negli affreschi della chiesa lagonegrese della Candelora, il divino diventa umano e si rapporta all’uomo avvicinandosi ad esso attraverso il principio dell’umanità e della semplicità, i quali, come detto precedentemente sono i punti di forza dell’arte popolare, attraverso cui essa raggiunge livelli di grandezza al pari della cosiddetta “grande arte”, contribuendo a raccontare l’uomo anche attraverso una sfera più intima.
Marco Tedesco
Ti ringrazio per aver contribuito a riscoprire e valorizzare la ricchezza di Lagonegro.
Ciao Salvatore, come immaginerai amo molto il vostro paese e per me valorizzare le sue bellezze, descrivere il suo tesoro equivale a compiere un atto d’amore verso Lagonegro e verso i miei amici laurisciani
Può essere che l’artista, per eseguire gli affreschi, si sia servito di modelli scelti tra gli abitanti del paese. Quindi volti e comportamenti reali.
Certamente in parte si, potrebbe essere come dici. Questo per esprimere meglio la concezione secondo cui Dio se si è fatto uomo ha assunto i nostri comportamenti, la nostra psicologia
L’epoca degli affreschi è intorno al 1200 ? Lo stile dell’artista ha qualcosa in comune con quello di Giotto ?
No come ho scritto la datazione è XV/XVI sec. Si distaccano anche se non del tutto completamente da Giotto (è solo distacco cronologico) perché come detto si parla di ritorno alle origini evidenziando pittoricamente il mistero dell’Incarnazione di Dio. Più che Giotto io citerei Cimabue se vogliamo essere più chiari
consiglio di far visita al Chiostro di un ex convento, oggi sede Municipale, di Rovito cs. Si potrà ammirare un cenacolo.