“I volti svelati del Museo Archeologico Nazionale di Formia” di Marco Tedesco – Delegazione RAM Formia Gaeta
Il Museo Archeologico Nazionale di Formia, istituito nel 1997, lo scorso 9 giugno 2016 ha ampliato la sua collezione con l’esposizione al pubblico di cinque straordinari reperti scultorei, rinvenuti lo scorso anno nel complesso archeologico di una imponente villa sita nella zona di Gianola appartenuta secondo alcuni studiosi a Mamurra, cavaliere formiano arricchitosi durante le campagne militari in Gallia e in Spagna intraprese da Cesare.
I cinque reperti scultorei sono stati rinvenuti nel sontuoso edifico ottagonale della citata villa.
Si tratta di cinque ritratti maschili, i quali erano parte integrante del lussuoso arredo di uno o più ambienti che sovrastavano la monumentale scalinata della villa.
Due dei ritratti, e forse anche un terzo, sono databili al III secolo d. C. e sono accomunati da simili tratti fisionomici, come ad esempio il largo naso adunco, il taglio delle bocche e la forma delle orecchie, i quali indicano la presenza di legami familiari tra i nobili personaggi ritratti in queste sculture, le cui effigi componevano una sorta di “Galleria familiare”.
Un quarto reperto scultoreo è quello del ritratto tipo del “Filosofo”
Questo reperto scultoreo, raffigura il tipo del “Filosofo” con barba, baffi e capelli, ripreso nell’atto del pensare con un’espressione assorta del viso. L’iconografia che propone del Filosofo questo reperto scultoreo, la si riscontra in molti altri ritratti di filosofi conservati nei Musei Capitolini, molti dei quali riprodotti in copie da originali greci, tra cui l’Erma di Socrate, copia in marmo del IVo sec. a. C., il quale ci presenta un Socrate barbuto, con capelli, barba a boccoli e fronte segnata dalle rughe, elemento assente nel ritratto formiano. Si deduce quindi che sia un ritratto giovanile.
L’iconografia del filosofo con barba e capelli, riapparirà molti secoli dopo nell’affresco di Raffaello La Scuola di Atene, datato al 1509/1511 che è possibile osservare nella Stanza della Segnatura, nel cuore dei Palazzi Vaticani. Nell’affresco, infatti, questo tipo di iconografia si riscontra nei due grandi filosofi Platone e Aristotele, posti al centro della composizione, l’uno indicante il mondo delle idee (Platone), l’altro la realtà apparente (Aristotele), delineando entrambi il ritorno dal mondo trascendentale delle Idee, nel quale secondo Platone si riscontrerebbe il Bene, al mondo sensibile aristotelico.
Per quanto riguarda il ritratto formiano, lo sguardo pensoso del filosofo incarnava i valori di conoscenza e spiritualità allora in voga e per questo motivo, il ritratto del Tipo del Filosofo era scelto da molti committenti privati di allora.
Conclude il gruppo dei cinque volti svelati un ritratto giovanile che presenta sembianze di Commodo. Egli, succeduto al padre Marco Aurelio nel 180 d. C., venne ucciso in una congiura di palazzo nel 192 d. C. Commodo non aveva avuto una buona condotta durante l’impero, ma una condotta crudele e dissoluta. Per questo motivo, dopo la sua morte, subì unadamnatio memoriae. Per decreto del Senato, infatti, molte le statue che lo ritraevano vennero abbattute e il nome di Commodo venne cancellato dalle iscrizioni poste sugli edifici pubblici. Nel ritratto giovanile formiano, Commodo appare ancora nel ruolo di Principe o appena eletto imperatore e non come imperatore divinizzato come invece avviene nel Ritratto di Commodo come Ercole datato al 190 d. C., conservato a Roma nei Musei Capitolini.
Elemento comune in entrambi i ritratti scultorei è la folta capigliatura riccia a differenza di quanto avviene nel ritratto formiano in cui i capelli e la barba appaiono più leggeri, lisci. Nel ritratto romano, anche la barba è riccia e folta e richiama l’iconografia del Ritratto di Marco Aurelio, scultura in marmo databile tra il 161 e il 180 d. C., anch’essa conservata nei Musei Capitolini.
Conclusioni
Con l’acquisizione e l’esposizione al pubblico dei cinque reperti scultorei qui analizzati, il Museo Archeologico Nazionale di Formia, offre al mondo dell’archeologia e della storia dell’arte tardoromana un autentico tesoro di incomparabile bellezza che rapisce e cattura l’attenzione dell’osservatore, il quale, osservandoli, apre la propria mente alla riscoperta di un passato che a poco a poco la città di Formia e sta ancora riscoprendo e offrendo al pubblico.