“Lettura del dipinto “La Crocifissione”di Alfonso Vitale, Cattedrale S. Maria della Visitazione, Cava de’ Tirreni” di Viviana Vitale, storica dell’arte
“La Passione” di Alfonso Vitale.
Il binomio segno-colore, nei suoi contrasti, armonie, equilibri, nei suoi giochi di messaggi nascosti, ha sempre contraddistinto l’arte di Alfonso Vitale.
E’ dominante e struggente la sua “Passione”, un unicum nel suo genere rappresentativo.
E’ il Cristo del Sabato Santo, giorno della sepoltura, indice di un tempo sospeso … dalla croce al sepolcro.
E’ il giorno del silenzio, giorno di attesa … ma tempo carico di energia e di Vita.
L’opera riflette l’idea della gloria prima della Resurrezione promessa, attraverso la lacerazione della sofferenza. Segno e colore dell’artista tendono a fermare quella morte sospesa nel silenzio del tempo.
Il colore qui non è solo strumento stilistico o formale, ma è mezzo espressivo dotato di forte simbolismo ed è il protagonista assoluto insieme alla sofferenza e al valore umano di Cristo -Uomo che ha salvato l’umanità intera con la sua morte.
Graffi e vibrazioni di colore su e giù per segnare le malvagità e i peccati dell’uomo, la sofferenza e il sacrificio terreno prima della sublimazione dello spirito verso il divino.
Tratti e velature di colore che si sovrappongono, costruiscono la figura simbolica, la materia spirituale.
Forti i contrasti delle due masse di colori primari, il giallo e il rosso.
Nel quadro rimbalzano le due campiture di colore e le fughe di linee. Sono macchie che non si scontrano e per unirle ci sono le linee di colore e fila¬menti bianchi e rossi (purezza del sublime, sofferenza e drammaticità del sacrificio). Gli interventi di colore spezzati e discontinui, le fatturazioni della materia sono simbologia della frantumazione esistenziale, della passione, del sangue come vita e come morte.
La figura del volto di Cristo squarcia di Luce e di flash inquietanti e timorosi la tela. Il volto appare deformato, è smagrito, segnato, un viso contorto nel¬la pena … lineamenti drammatici e consumati … E’ il pathos che diventa visibile.
E’ l’icona dolente dell’uomo crocifisso, Cristo svuotato di sé, che nel suo amore folle ha assunto la debole carne e il dolore dell’uomo per riscattarlo dalle sue colpe, per liberarlo dalla sua condizione rea di peccato.
Non solo il colore, il segno, la forma materica, ma l’intera superficie della tela partecipa e interagisce con la composizione. Una tela di grandi dimen¬sioni, enfatizzata dalla presenza, a completamento dell’opera, della cornice…cornice interiore: cornice incolore, buia che acquista le note di una tristezza struggente; sono le ombre che oscurano l’animo umano. E’ simbolo di prigione, di sottomissione, di Crocifissione… è una cornice che cattura l’occhio umano e che racchiude un’immagine ferma, assoluta, imponente.
E’un corpo imprigionato ma è vivente nello Spirito… la croce-cornice non spezza la forte luminosità del colore che si espande…è una luce divina che tende a liberare lo Spirito Santo che trapassa la materia…Dio non ha abbandonato suo figlio, l’ha già chiamato a sé verso la Vita, attraverso il sacrificio della morte….la morte della carne e allo stesso tempo trionfo della nuova Vita….e insieme è la celebrazione e il memoriale del nostro passaggio in Dio, del nostro tentativo di tornare a Lui, al puro Spirito che è la salvezza eterna per l’uomo cristiano.
Questa pittura-luce dell’artista è paragonabile all’impeto della musica dei canti gregoriani con suoi acuti, i suoi alti e i suoi bassi, con le sue diverse scale modali, le sue armonizzazioni, le ritmiche varianti che favoriscono la meditazione e l’interiorizzazione.
Il senso del soggetto nella sua opera: la potenza divina di fronte alla quale l’uomo ha un’assoluta reverenza e a volte una distaccata incomprensione. Ma qui si è rapiti, si è catturati, mossi da un trasporto emotivo e da uno sconvolgimento di sensazioni … in un silenzio senzatempo, privo di certezze o dubbi sulla verità di Cristo …. ma illuminati ed estasiati di una nuova espe¬rienza percettiva e sensoriale sul Mistero della vita, del Sacro, della Religione e della Fede.
Viviana Vitale
Buongiorno, seguo sempre con molto interesse la sua “Bottega e la ringrazio per le sue sempre preziose informazioni in difesa degli “ultimi e dei “dimenticati come sono i Popoli Nativi. Bellissimo e struggente questo suo ricordo di Jim Thorpe, ennesimo esempio di discriminazione razziale ed arroganza bianca nel cuore profondo delle più “alte democrazie occidentali; unico piccolo neo che vorrei chiederle la cortesia di abolire, è l”uso del termine “pellerossa. Ad oggi, negli Stati Uniti e Canada, questa parola assume un significato “razziale ed è vissuta dai Nativi come un appellativo discriminatorio e sgradito; loro definiscono se stessi “Natives, “Indians o First Nations, mai Red Skins. La Ringrazio e la Saluto Cordialmente. Sergio Bugolotti (Associazione Culturale Hunkapi ONLUS)