“Lettura del dipinto “La Crocifissione”di Alfonso Vitale, Cattedrale S. Maria della Visitazione, Cava de’ Tirreni” di Viviana Vitale, storica dell’arte

“La Passione” di Alfonso Vitale.

Alfonso Vitale, Crocifissione, tela, 2013, Cava dei Tirreni, Cattedrale di Santa Maria della Visitazione

Alfonso Vitale, Crocifissione, tela, 2012, Cava de’ Tirreni, Cattedrale di Santa Maria della Visitazione

 

Il binomio segno-colore, nei suoi contrasti, armonie, equilibri, nei suoi giochi di messaggi nascosti, ha sempre contraddistinto l’arte di Alfonso Vitale.
E’ dominante e struggente la sua “Passione”, un unicum nel suo genere rappresentativo.
E’ il Cristo del Sabato Santo, giorno della sepoltura, indice di un tempo sospeso … dalla croce al sepolcro.
E’ il giorno del silenzio, giorno di attesa … ma tempo carico di energia e di Vita.
L’opera riflette l’idea della gloria prima della Resurrezione promessa, attraverso la lacerazione della sofferenza. Segno e colore dell’artista tendono a fermare quella morte sospesa nel silenzio del tempo.
Il colore qui non è solo strumento stilistico o formale, ma è mezzo espressivo dotato di forte simbolismo ed è il protagonista assoluto insieme alla sofferenza e al valore umano di Cristo -Uomo che ha salvato l’umanità intera con la sua morte.
Graffi e vibrazioni di colore su e giù per segnare le malvagità e i peccati dell’uomo, la sofferenza e il sacrificio terreno prima della sublimazione dello spirito verso il divino.
Tratti e velature di colore che si sovrappongono, costruiscono la figura simbolica, la materia spirituale.
Forti i contrasti delle due masse di colori primari, il giallo e il rosso.
Nel quadro rimbalzano le due campiture di colore e le fughe di linee. Sono macchie che non si scontrano e per unirle ci sono le linee di colore e fila¬menti bianchi e rossi (purezza del sublime, sofferenza e drammaticità del sacrificio). Gli interventi di colore spezzati e discontinui, le fatturazioni della materia sono simbologia della frantumazione esistenziale, della passione, del sangue come vita e come morte.
La figura del volto di Cristo squarcia di Luce e di flash inquietanti e timorosi la tela. Il volto appare deformato, è smagrito, segnato, un viso contorto nel¬la pena … lineamenti drammatici e consumati … E’ il pathos che diventa visibile.
E’ l’icona dolente dell’uomo crocifisso, Cristo svuotato di sé, che nel suo amore folle ha assunto la debole carne e il dolore dell’uomo per riscattarlo dalle sue colpe, per liberarlo dalla sua condizione rea di peccato.
Non solo il colore, il segno, la forma materica, ma l’intera superficie della tela partecipa e interagisce con la composizione. Una tela di grandi dimen¬sioni, enfatizzata dalla presenza, a completamento dell’opera, della cornice…cornice interiore: cornice incolore, buia che acquista le note di una tristezza struggente; sono le ombre che oscurano l’animo umano. E’ simbolo di prigione, di sottomissione, di Crocifissione… è una cornice che cattura l’occhio umano e che racchiude un’immagine ferma, assoluta, imponente.
E’un corpo imprigionato ma è vivente nello Spirito… la croce-cornice non spezza la forte luminosità del colore che si espande…è una luce divina che tende a liberare lo Spirito Santo che trapassa la materia…Dio non ha abbandonato suo figlio, l’ha già chiamato a sé verso la Vita, attraverso il sacrificio della morte….la morte della carne e allo stesso tempo trionfo della nuova Vita….e insieme è la celebrazione e il memoriale del nostro passaggio in Dio, del nostro tentativo di tornare a Lui, al puro Spirito che è la salvezza eterna per l’uomo cristiano.
Questa pittura-luce dell’artista è paragonabile all’impeto della musica dei canti gregoriani con suoi acuti, i suoi alti e i suoi bassi, con le sue diverse scale modali, le sue armonizzazioni, le ritmiche varianti che favoriscono la meditazione e l’interiorizzazione.
Il senso del soggetto nella sua opera: la potenza divina di fronte alla quale l’uomo ha un’assoluta reverenza e a volte una distaccata incomprensione. Ma qui si è rapiti, si è catturati, mossi da un trasporto emotivo e da uno sconvolgimento di sensazioni … in un silenzio senzatempo, privo di certezze o dubbi sulla verità di Cristo …. ma illuminati ed estasiati di una nuova espe¬rienza percettiva e sensoriale sul Mistero della vita, del Sacro, della Religione e della Fede.

 

Viviana Vitale

 

 

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Una risposta

  1. saikk ha detto:

    Buongiorno, seguo sempre con molto interesse la sua “Bottega e la ringrazio per le sue sempre preziose informazioni in difesa degli “ultimi e dei “dimenticati come sono i Popoli Nativi. Bellissimo e struggente questo suo ricordo di Jim Thorpe, ennesimo esempio di discriminazione razziale ed arroganza bianca nel cuore profondo delle più “alte democrazie occidentali; unico piccolo neo che vorrei chiederle la cortesia di abolire, è l”uso del termine “pellerossa. Ad oggi, negli Stati Uniti e Canada, questa parola assume un significato “razziale ed è vissuta dai Nativi come un appellativo discriminatorio e sgradito; loro definiscono se stessi “Natives, “Indians o First Nations, mai Red Skins. La Ringrazio e la Saluto Cordialmente. Sergio Bugolotti (Associazione Culturale Hunkapi ONLUS)

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