“Linguaggio giottesco nel Basso Lazio: gli affreschi presbiteriali della chiesa dell’Annunziata di Minturno” di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno
Molte sono in Italia le chiese in cui vengono offerti alla nostra vista scrigni contenenti tesori sconosciuti. Tra di esse la chiesa dell’Annunziata di Minturno (Latina) la quale, nell’arco temporale che percorre gran parte del XIV sec., è teatro della nascita di un interessante ciclo di affreschi di matrice giottesca, attribuiti in gran parte al napoletano Roberto D’Oderisio, del quale sappiamo attraverso la lettura della pergamena Tatta, un documento contenuto nel Codex Diplomaticus Cajetanus che in quegli anni lavorava a Itri, nella chiesa di San Michele Arcangelo alla realizzazione della decorazione pittorica della tribuna, e della controfacciata della chiesa, per interesse della regina Giovanna I d’Angiò. Stando a queste notizie, Roberto d’Oderisio già nel 1365 era presente nella nostra zona, contribuendo a diffondere il linguaggio giottesco nel Basso Lazio.
Gli affreschi minturnesi attribuiti a Roberto d’Oderisio e alla sua cerchia presentano varie scene che spaziano dell’antico al nuovo testamento, figure di Santi e Madonne col Bambino nelle classiche raffigurazioni della Vergine Nikopoia (apportatrice di vittoria) e della Virgo Lactans, il cui culto era molto sentito nel medioevo.
Dell’antico testamento superstiti sono alcuni frammenti del Mosè salvato dal Nilo in cui la componente giottesca si evince nella conformazione delle mani delle tre figure femminili superstiti, una delle quali guarda l’osservatore come per renderlo testimone dei fatti raccontati nella Bibbia dall’antico al nuovo testamento.
Del nuovo testamento, ecco la monumentale Crocifissione, affrescata secondo lo schema iconografico tradizionale, ossia il Cristo Crocifisso al centro, sotto la croce il teschio di Adamo sul quale il sangue di Cristo cade in segno di purificazione dell’uomo dal peccato originale e ai lati della croce la Vergine Addolorata e San Giovanni. Anche qui la componente giottesca prevale nella scena: giottesca è l’interpretazione del dolore psicologico della Vergine, giottesca è la monumentale composizione del corpo di Cristo oggi in parte deteriorato, giottesco è il volto del San Giovanni il quale rimanda ai volti giotteschi del ciclo padovano della Cappella degli Scrovegni.
Tra le figure di Santi che appaiono negli affreschi presbiterio della chiesa dell’Annunziata di Minturno figura San Ludovico di Tolosa, a testimonianza del contesto storico politico segnato dalla presenza della casata angioina nel regno di Napoli. San Ludovico di Tolosa era infatti fratello del re di Napoli Roberto d’Angiò, in favore del quale Ludovico rinunciò alla corona del Regno di Napoli per aderire all’ordine francescano, come è possibile notare nel dipinto del 1317 eseguito da Simone Martini San Ludovico di Tolosa che incorona Roberto d’Angiò re di Napoli conservato a Napoli nel museo di Capodimonte.
Gli affreschi della chiesa dell’Annunziata di Minturno costituiscono dunque uno spaccato del contesto storico, artistico e culturale che ha caratterizzato la storia dell’Italia meridionale del XIV sec. Un contesto dominato da uno dei più importanti e rivoluzionari linguaggi artistici legato al nome dell’illustre allievo di Cimabue Giotto, il quale, partito da Napoli per recarsi a Roma, secondo il Vasari “si fermò a Gaeta, dove gli fu forza nella Nunziata far di pittura alcune storie del Testamento nuovo, oggi guaste nel tempo, ma non però in modo che vi si reggia benissimo il ritratto d’esso Giotto appresso a un Crucifisso grande molto bello“. Un linguaggio che riuscì a lungo in pittura a “tener lo campo” nella storia dell’arte italiana.
Marco Tedesco