“Il ritorno del figliol prodigo” di Mattia Preti nella pinacoteca civica di Reggio Calabria
di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno
Oltre alle classiche Storie relative alla vita di Cristo, della Vergine e dei Santi, anche il racconto delle parabole trova un posto fondamentale all’interno della storia dell’arte sacra. Un posto privilegiato spetta alla parabola del Figliol prodigo, raccontata da Gesù nel vangelo di Luca. Uno degli artisti italiani che si accostò a questo tema fu Mattia Preti, detto il Cavalier Calabrese. Nella sua vasta produzione pittorica, Mattia Preti trattò in più di un’occasione il tema della parabola del figliol prodigo, inserendosi anch’egli nella vasta scia di artisti italiani e non che scelsero di raffigurare questo tema, ad esempio Rembrandt e Guercino.
L’opera che si propone in questo breve escursus nell’arte pretiana è “Il ritorno del figliol prodigo”, eseguita da Mattia Preti tra il 1650 e il 1659, oggi conservata nella pinacoteca civica di Reggio Calabria.
L’opera è ascrivibile, secondo Nicola Spinosa al periodo di attività napoletana di Mattia Preti, anni in cui il Cavalier Calabrese eseguì un altra versione dello stesso tema oggi esposta a Napoli nel percorso museale di Palazzo Reale.
Come Rembrandt e Guercino, Mattia Preti sceglie di raffigurare l’episodio finale della vicenda, ossia il ritorno del figlio presso la sua famiglia, la sua casa, dopo aver sperperato la parte di eredità datagli dal padre. Assistiamo in questo dipinto del Preti ad un momento di gioia, di festa. Il figlio più giovane è appena ritornato dalla sua famiglia, sta dicendo al padre “Padre ho peccato contro il cielo e contro di te e non son degno di essere chiamato tuo figlio”.
Il dipinto conservato a Reggio Calabria, anticipa dunque quanto avviene nel caso del medesimo soggetto conservato a Napoli nel percorso museale di Palazzo Reale, in cui notiamo che il padre, felice di aver ritrovato il figlio perduto ha appena ordinato ai suoi servi di portare “la veste più bella” e di mettergli “un anello al dito e i sandali ai piedi”. Diversamente da quanto avviene nel caso del medesimo soggetto conservato a Napoli nel percorso museale di Palazzo Reale, nel caso de “Il ritorno del figliol prodigo” della pinacoteca civica di Reggio Calabria, Mattia Preti inserisce un vasto numero di figure secondarie che assistono all’incontro tra padre e figlio. La luce invade la scena dalla sinistra dell’osservatore e va a modellare le figure provocando giochi di luce ed ombra che, insieme al verismo delle figure mostrano una influenza della rivoluzione apportata in pittura dal Caravaggio nell’arte di Mattia Preti, il quale entrò a stretto contatto con le opere del Caravaggio presenti a Roma, a Napoli e a Malta, subendo a tal punto il fascino della pittura caravaggesca che ne divenne uno dei più grandi seguaci.
Con “Il ritorno del figliol prodigo” della pinacoteca civica di Reggio Calabria, si apre una delle pagine più belle relative alla pittura di Mattia Preti che va ad ampliare il vasto corpus delle opere pretiane presenti in Calabria, regione natale di Mattia Preti, originario di Taverna (Catanzaro), evidenziando ancora di più il legame di amore profondo che Mattia Preti aveva con la sua terra natia, verso la quale inviava continuamente opere dai luoghi in cui egli si trovava, tra cui potrebbe rientrare anche “il ritorno del figliol prodigo” della pinacoteca civica di Reggio Calabria qui preso in esame.