“Giovanni Balducci: Un fiorentino in Basilicata: la “Madonna col Bambino tra i S.s. Biagio e Giuseppe” nella chiesa di Sant’Anna di Lagonegro” di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno
Nei secoli, molti grandi nomi della pittura toscana hanno dato un forte impulso alla pittura dell’Italia meridionale. Tra di essi spicca il nome del fiorentino Giovanni Balducci (Firenze, 1560 – Napoli (?), 1631) il quale si formò nella sua città natale, seguendo l’esempio di grandi maestri come Raffaello.
In un contesto storico culturale che ha visto l’affermarsi della rivoluzione apportata dal genio della pittura italiana rispondente al nome di Michelangelo Merisi, Balducci sceglie di proporsi alla storia dell’arte seguendo la scia del Manierismo, ossia una corrente artistica basata sull’esasperazione dei modelli michelangioleschi e raffaelleschi.
Questo suo rifarsi all’esempio di Raffaello, Giovanni Balducci lo mostra nella tela Madonna col Bambino tra i Ss. Biagio e Giuseppe, conservata a Lagonegro, importante cittadina della provincia di Potenza in Basilicata, già nella chiesa del Rosario, oggi nella barocca chiesa di Sant’Anna.
Sulla datazione dell’opera, l’arco temporale esatto potrebbe essere collocato tra il 1612 e il 1614, anni in cui il Balducci lasciò Napoli, città in cui la presenza del maestro è documentata dal 1600 al 1612 dalla presenza di importanti capolavori ad esso attribuiti nel duomo di San Gennaro, per spostarsi in Calabria, in cui la presenza del maestro è attestata da due tele tra cui una Madonna del Carmine datata 1614, conservata nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Taverna, piccolo centro della provincia di Catanzaro.
Nel dipinto qui preso in esame, Balducci ripropone in chiave manieristica la rivoluzione iconografica apportata da Raffaello al tema della Madonna col Bambino. La Madonna non è più una “regina terrena” ma regina celeste che viene incoronata da due putti alati, è seduta su una nuvola e come schienale ha un sole mistico, elemento che ritroviamo anche nella raffaellesca Madonna di Foligno, datata tra il 1511 e il 1512, oggi conservata in Vaticano.
Nel registro inferiore della tela, ai lati della Vergine, i Ss. Biagio e Giuseppe compaiono davanti ad uno sfondo di un paesaggio mistico, la cui conformazione ricorda l’attuale centro storico di Lagonegro. Questo aspetto induce a ipotizzare che Balducci potrebbe aver eseguito la tela nel territorio lagonegrese.
Si potrebbe dire che i due santi hanno il duplice compito di affidare la città di Lagonegro alla protezione della Vergine e di invitare l’osservatore a contemplare il mistero di Dio che in seno alla Vergine si è incarnato. Essa infatti mostra il Bambino all’osservatore evidenziando un aspetto teologico molto importante: la Madonna è infatti vista come “colei che indica la via” attraverso cui si può giungere a Dio. Gesù stesso dice infatti nel Vangelo di Giovanni “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni, 14,6).
L’attribuzione della tela a Giovanni Balducci è ricondotta al volto di San Giuseppe che qui riprende le fattezze del Sant’Agnello Abate della tavola eseguita a Napoli dal maestro intitolata Madonna col Bambino tra i Ss Gennaro e Agnello Abate, conservata nel duomo partenopeo.
Tornando al dipinto laurisciano qui preso in esameAiutato, il Bambino, aiutato dalla Madre, regge una figura sferica sormontata da una croce, simbolo della protezione divina nei confronti del mondo terreno, richiamando alla mente uno schema iconografico riconducibile a Jan Van Eyck e alla sua Madonna del cancelliere Rolin, datata tra il 1434 e il 1435, conservata a Parigi nel Musèe du Louvre. E ancora un richiamo all’illustre fiammingo, Balducci ce lo propone nelle ali variopinte degli angeli in preghiera ai lati della Vergine.
Per ritrovare tale elemento iconografico, occorrerà aspettare l’entrata in scena nel sec. XVIII di Anselmo Palmieri, presente anch’esso a Lagonegro con una bellissima tela settecentesca dal titolo Madonna di San Luca, oggi conservata nella chiesa laurisciana della Santissima Trinità, il quale riproporrà angeli con ali variopinte nella sua Madonna col Bambino e anime purganti della cattedrale di Muro Lucano e leggermente nel dipinto laurisciano citato.
Conclusioni
Un punto di incontro dei più grandi linguaggi che hanno rivoluzionato la storia dell’arte europea si presenta dunque nel dipinto lagonegrese di Giovanni Balducci qui preso in esame. Un percorso artistico che unisce pittura italiana e pittura fiamminga consentendo il protrarsi negli anni successivi dei loro tipici e caratteristici elementi iconografici.
Marco Tedesco
Non si tratta di Balducci, come già assodatoo dagli studi, ma dell’ancora ignoto pseudo-Forlì
può citarmi qualche fonte che lo prova?
senza fonti a riguardo io non posso confermare nulla. sul balducci la fonte è il testo di anna grelle iusco “arte in basilicata” ed in più anche il riferimento al confronto iconografico con il citato dipinto napoletano
percui se ci sono fonti che attestano la sua tesi ben venga
Non è davvero Balducci, e non c’è bisogno nemmeno di fare ricerca documentaria, basta quella attributiva. Non si tratta assolutamente di un pittore toscano. Cfr. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=418559189007469&id=100025601751862
Sono sempre i documenti d’archivio che testimoniano se un’attribuzione è certa o meno. Vedremo gli archivi cosa ci diranno