Un inedito crocifisso del XIV secolo a Muro Lucano
Marco Tedesco, Storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno
Ci sono luoghi in Italia che nascondono tesori a volte inediti. La Basilicata è uno di questi. Ogni piccolo borgo o città di questa regione, ha al suo interno un tesoro di inestimabile bellezza, composto da autentiche opere d’arte che testimoniano la civiltà artistica lucana di ogni epoca e di ogni luogo. E’ questo il caso di Muro Lucano, piccolo paese della provincia di Potenza, nel cuore dell’entroterra lucano in Basilicata. Qui nei pressi dell’antica chiesa di Santa Maria del Soccorso sorge una cappellina al cui interno vi è esposto alla devozione dei fedeli un crocifisso, databile al XIV secolo circa, eseguito da maestranze anonime meridionali ma il cui stile, diffuso in tutta l’area italiana meridionale, ricorda i crocifissi di area tosco umbro marchigiana, di cui abbiamo un esempio nel confronto con il Crocifisso del Maestro dei Beati Banchetti, esposto a Fabriano nella pinacoteca civica “Bruno Molajoli”.
Dal confronto con l’esempio citato e dal confronto con un altro Crocifisso del XIV secolo di un anonimo scultore napoletano, conservato nel museo diocesano di Napoli, è emersa l’ipotesi che anche il Crocifisso di Muro Lucano qui preso in esame possa essere datato al XIV secolo.
Concentrando l’attenzione sul Crocifisso di Muro Lucano, occorre precisare che le uniche notizie certe che fino ad ora è stato possibile reperire è che esso appartenne fino al XIX secolo ad una istituzione conventuale locale, presumibilmente il convento delle clarisse attiguo alla chiesa della Madonna del Carmine, tenuto dalle suore di santa chiara fino al 1870. Dopo la soppressione, il crocifisso è stato posto nell’attuale collocazione in cui ancora oggi si trova, ossia nella cappellina di proprietà della chiesa della Madonna del Soccorso, posta all’esterno della chiesa.
Prendendo in esame il Crocifisso di Muro Lucano, come nei casi dei Crocifissi della pinacoteca civica Bruno Molajoli di Fabriano e del museo diocesano di Napoli, il momento scelto dall’anonimo scultore è l’episodio clou di tutto il racconto della passione di Cristo. Il capo di Cristo è chinato quasi in avanti, ha appena pronunciato le sue ultime parole “tutto è compiuto” indicate dal Vangelo di Giovanni, la morte è appena sopraggiunta. C’è un’attenzione particolare all’aspetto anatomico del corpo di Cristo, evidenziando leggermente la muscolatura e il costato, accompagnato da un notevole panneggio che evidenzia bene le pieghe del panno che cinge la vita e le gambe del Cristo, come anche nei casi di Fabriano e di Napoli. Ponendoci davanti al Crocifisso di Muro Lucano abbiamo l’impressione di assistere alle barbarie subite da Cristo durante il supplizio della crocifissione. Le braccia sono infatti tese, quasi come brutalmente tirate dai soldati per inchiodare il Cristo da una parte all’altra del palo orizzontale della croce. Questo aspetto fa si che venga percepita dall’osservatore la sofferenza del Cristo sulla croce, una sofferenza causata dal caricarsi dei peccati dell’umanità e anticipa l’esempio di Crocifisso che proporrà Filippo Brunelleschi nel 1415 , con il Crocifisso della Cappella Gondi in Santa Maria Novella a Firenze, anch’esso, come il Crocifisso di Muro Lucano, in legno policromo.
Con il Croficisso di Muro Lucano, la storia dell’arte lucana e in generale la storia dell’arte italiana, continua a raccontarci di mondi inesplorati fatti di tesori artistici straordinari, i quali nascondono straordinarie storie in attesa di essere raccontate e ricche di misteri che arricchiscono le pagine del grande libro della storia dell’arte italiana.